Un nuovo anno è ormai iniziato e oltre che farvi di nuovo gli auguri per un anno pieno di soddisfazioni e fortuna, vi offro una nuova recensione, la prima del 2020 - fa un po' strano dirlo in effetti.
Vi parlo del nuovo e attesissimo
romanzo di Elena Ferrante “La vita bugiarda degli adulti”,
uscito lo scorso novembre.
Il racconto parla di Giovanna, una
ragazzina di tredici anni che, a causa di una brutta frase detta dal padre,
comincia a interrogarsi sul suo aspetto e sul suo legame con la
famiglia paterna, in particolare con la terribile Zia Vittoria a cui
il padre fa riferimento.
Giovanna è una ragazza in piena
pubertà, che di colpo si scopre piena di difetti, una ragazza che
non ne può più di essere etichettata dalle decisioni dei genitori
apparentemente perfetti e che cerca di costruire un’immagine di se
stessa in cui riconoscersi.
Tra gli odi sussurrati e segreti
nascosti, Giovanna vede la famiglia sgretolarsi come briciole di
pane, mentre la curiosità legata a Zia Vittoria spinge Giovanna
in istinti e decisioni discutibili, dove la ribellione prende il
sopravvento. Essendo ancora una ragazzina, non sa come reagire alla
distruzione delle sue certezze: si nasconde quindi dietro
atteggiamenti che spesso rincorre per il solo piacere di sentirsi
cattiva, crudele, simile a sua Zia Vittoria, simile a quei sentimenti
che stanno sbocciando in lei.
Ma Giovanna è anche una bambina che scopre che i
suoi genitori, per bene e innamorati, sono in realtà delle persone
che mentono, che affogano nel proprio egoismo, che nascondono i
propri errori dietro una facciata di buona educazione. Giovanna
andando avanti cerca di mettere in ordine se stessa e i suoi
pensieri, quando capisce la sola verità che sa di sapere: i genitori
falliscono e, soprattutto, gli adulti mentono.
Andando avanti col romanzo i paragoni e la
somiglianza con la quadrilogia de L'Amica Geniale, - sempre di Elena Ferrante - si scopre innegabile, anche se lo fa
raccontando una storia del tutto nuova; proprio come la protagonista Elena, Giovanna
è una ragazza educata e dedita allo studio, insicura e piena di
domande. Anche Roberto, l'infatuazione avuta per l'uomo dalla mente
brillante, mi ha ricordato Nino Sarratore, il ragazzo di cui Elena
era perdutamente innamorata. Inoltre, richiama ancora una volta la
Napoli bassa, quella violenta, e dei rioni fatti di polvere.
La Ferrante si è fatta strada tra le
mie autrici preferite in assoluto. Proprio per il suo modo di
scrivere schietto, crudo e banalmente perfetto. Dico
banalmente perfetto perché ha la straordinaria capacità di far
vivere il personaggio parlando e pensando in prima persona con una
scrittura chiara, semplice ma precisa.
Vi porterà indietro nel tempo, ma soprattutto vi
farà vivere l'empatia con il personaggio, quello di Giovanna. Una
storia che assomiglia scommetto a quella di molte ragazze, forse
perché ci siamo passate tutte in questa tragica fase: quella di
conoscersi e riconoscersi, che poi in realtà non finisce mai.