Quando alzarsi e dire: "no grazie", è la cosa giusta

martedì 29 ottobre 2019



Vi è mai capitato di non sentirvi abbastanza?

Per esempio a svolgere un compito che vi avevano assegnato?
Per un esame universitario che non siete riusciti a passare?
Per un ruolo che non siete riusciti a ricoprire?
Per non aver soddisfatto le aspettative che gli altri avevano di voi?

Secondo me sì. E vorrei parlarvi di un tema anche piuttosto attuale.

Ultimamente sono andata ad un colloquio di lavoro, se così si può chiamare. Il fatto è che in questo colloquio mi sono sentita tirare fuori di tutto e di più. E' stata messa in discussione la mia persona, i percorsi che ho intrapreso - in modo del tutto inopportuno, falso, strafottente e che ti spiazza.

Ero incredula. Ma per mantenere sempre un grado rispetto a chi, comunque, ti sta offrendo un lavoro me ne sono stata. Cosa che sicuramente tornassi indietro non farei, perchè ciò significherebbe calpestare la mia persona. (E a quanto ho visto poi, non ero nemmeno l'unica che ha trattato così).

Viene facile farlo al giorno d'oggi, in un periodo in cui si fa fatica a trovare lavoro. Viene facile sminuire l'altra persona - quando si è in una posizione di rilievo, - facendolo senza un briciolo di umiltà, perchè effettivamente quelle che sono davvero sono persone frustrate, persone a cui non hanno nemmeno interesse a fare il proprio lavoro, persone sole, con un matrimonio andato in fumo (sì, mi ha parlato anche del suo matrimonio) e a cui manca la parola per interagire con la persona posta di fronte a loro.

Come reagire quindi a queste critiche poco costruttive? Come affrontare una persona che tira fuori solamente la sua cafonaggine?

Sottoporsi a mazzate di insulti non vi farà sentire meglio. Mantenere la propria integrità, umiltà e dignità è importante. Sia che stiate facendo un colloquio, sia che siate sul posto di lavoro. Il che non vuol dire dare del deficiente al capo se sta facendo una critica costruttiva, perché comunque sia, serve a migliorarvi in un lavoro che non viene fatto nel modo in cui vuole lui/lei. 

Ma è quando una persona non vi conosce, quando tira fuori argomentazioni che proprio non c'entrano nulla, quando capite che il dialogo sta prendendo una piega diversa, entrando a far parte nella categoria degli insulti sbriciolando la vostra persona - perché è quello che ferisce alla fine maggiormente, il proprio ego. E questo non va bene. Affatto.

Quindi alzatevi, ringraziate ed andatevene.


Un promemoria per tutti noi.


Perché siete molto di più. In tutto. Molto più di un voto preso a scuola, molto più di un insulto preso gratuitamente dal vostro insegnante o dal vostro datore di lavoro.

Tanto per gli altri non andrà mai bene, quindi tanto vale mettersi il cuore in pace, impegnandosi sempre e mettendoci passione. Perché solo voi sapete in fondo cosa è giusto fare.

Cominciate a fregarvene, ma alzatevi se è necessario. Siate autocritici, pentitevene se magari avrete fatto la scelta sbagliata, purché a sbagliare siate voi.

I miei Aforismi al Concorso Nazionale "Perle Quotidiane 2019"

lunedì 21 ottobre 2019



Con questi aforismi ho partecipato al concorso nazionale di aforismi “Perle Quotidiane 2019” indetto dalla casa editrice “MonteGrappa Edizioni” di Monterotondo.
Finalista al concorso sono stata classificata IV con la pubblicazione nell'agenda letteraria. 



Buona lettura! 🙂




"La solitudine cela nelle tue 
 spaventose paure". 




"Negli infiniti sospiri vi è la noia, contali.
Troverai nel tempo dei tuoi anni più speranze andate via insieme al tuo fiato".




"Ricerco negli occhi altrui i tuoi,
quelli che mai avrò nei miei,
il battito del mio cuore non sentirà più amore, nè passione, dolore.
Cesserà di esistere senza alcun fervore". 

RECENSIONE: BIG MAGIC DI ELIZABETH GILBERT

martedì 15 ottobre 2019

Big Magic è un libro o meglio, un vero e proprio manuale per chi ama la scrittura.  Elizabeth Gilbert racconta e si racconta di quello che è la scrittura, la creatività, e di cosa è stata per lei fin da ragazza: un modo di vivere
Parla di un potere, - che non è il potere dei supereroi, - è un potere di intercomunicazione creativa. Che tu ce l'abbia o no, la si può costruire.

Parla di tutti i suoi processi: della paura, della logorazione, dell'impegno, dell'insoddisfazione. Perchè la scrittura è anche questo. Suggerisce in modo diretto tutti gli elementi che devono essere presi in considerazione per rapportarcisi al meglio.

La creatività è come avere un salto di qualità, di costruzione interiore, è un po’ come dire: “Svegliati, sta arrivando una nuova onda, preparati a saltare!”

 Premessa: BUTTATEVI. 

Questo è il primo avvertimento.

C’è qualcosa che vi interessa in questo momento? Una cosa qualsiasi? Anche solo un po’? Una cosa anche banale, o piccolina?
Non saper dove andare, dove sbattere la testa – e a volte ci vuole proprio questo per capirlo – è uno dei tanti effetti di settembre.

-Da dove comincio? 

-Comincia a fare qualcosa, semplicemente.

Mentre il tempo passa senza che tu riesca a portare a termine qualcosa, – il che non è molto gratificante – il segreto è: concentrati su qualcos’altro, spostate la vostra attenzione sulla curiosità.

Fate. Create.
Interessi, un nuovo percorso… non so, potrebbe essere uno sport che avevamo abbandonato da tempo, una passione, il giardinaggio per esempio, o intraprendere un nuovo viaggio istruttivo, o in un altro continente, iniziare a dipingere – tanto per citarne alcune.

Anche il fallimento ha una sua funzione. Serve a chiedersi se vuoi davvero continuare a creare delle cose. Quindi qualsiasi cosa stiate inseguendo, o cercando, fare attenzione a non mollare troppo presto. Non scoraggiatevi quando le cose smettono di essere facili o soddisfacenti.

-Perché? Perché è in quel momento inizia la parte interessante.

Molte, troppe volte, si pensa di non essere capaci a fare qualche cosa quando in realtà so che c’è la possibilità di migliorarsi sempre e quindi del tempo, per fare sempre del proprio meglio.
Quando dico che la creatività è una via di fuga, lo è veramente.
La creatività, la curiosità ci spinge a fare cose meravigliose, ci spinge a creare noi stessi, il che potrebbe essere un vantaggio anche per gli altri, ci tiene vivi e il continua evoluzione.

"Io le ho dato il permesso di entrare, ma solo perché dissi sì a ogni più piccolo stimolo di curiosità che avevo sentito nascere intorno a me".

Questa, dice Elizabeth Gilbert, è Grande Magia.

"Dovete solo imparare a fidarvi di lei. Sta tutto nel sì. Prova a mandarmi messaggi in qualsiasi modo, lo fa attraverso i sogni, attraverso minuscoli miracoli, indizi, coincidenze, attraverso i déjà vu o il destino, attraverso sorprendenti ondate di attrazione e reazione, attraverso i brividi che mi corrono lungo le braccia, o i peli che mi si rizzano sulla nuca, attraverso il piacere che provo quando mi imbatto in qualcosa di nuovo e sorprendente, o attraverso certe idee ostinate che mi tengono sveglia la notte… insomma fa il possibile".

E’ un avviso: iniziate pure , iniziate da qualsiasi parte. Preferibilmente adesso.

Un libro che tutti dovrebbero leggere. Illuminante. Apre le pagine che avevi scritto per te, nella tua testa, e le riporta con facilità su carta, riferendoti le cose che, in fondo, sapevi già. Bastava avere solo una autorizzazione.

Un libro scorrevole, piacevole e molto utile. Da leggere e rileggere.

Hygge - l’arte del vivere bene

lunedì 14 ottobre 2019




Questo autunno e il primo freddo ci porta a prenderci cura di noi, elaborando una serie di pensieri, la voglia di sentirsi coccolati in un mese un po' malinconico.

Voglio parlarvi quindi di uno stile di vita.

Alcune persone l’avranno già sentito nominare, altre no. Si tratta di una parola danese con un significato che racchiude appunto l’arte di vivere bene, godendosi quelle che sono le piccole cose.
La parola hygge è legata a un’atmosfera e a un’esperienza più che agli oggetti; è stare con le persone che amiamo, è la sensazione di essere a casa, di trovarci al sicuro, di essere protetti dal mondo e poter quindi abbassare la guardia.

In un mondo che ormai sembra aver abbandonato qualsiasi forma di piacere, questa parola racchiude un significato che per i danesi è diventata il loro credonon a caso è considerato uno dei paesi più felici del mondo.

I fattori generatori di questa parola sono molti e ovviamente soggettivi.



Vi segnalo questo libro Hygge di Meik Wiking.
E' molto carino, e spiega tutte le particolarità della vita Hygge
 creando un vero e proprio manuale.


Per me è nei piccoli gesti quotidiani, è la compagnia di belle persone, è qualcosa di famigliare che rende migliori le tue giornate: dalla compagnia degli amici, del fidanzato, della famiglia, stare in compagnia del proprio animale domestico, godersi quell’ora di sole tanto attesa, stare in mezzo alla natura, oppure assaporare una tazza di tè in compagnia di un buon libro.
Tutto questo per me è il significato della parola hygge.

Un tempo di qualità che offre relax e soddisfazione, felicità. E’ un inno alle piccole gioie quotidiane, sta a noi cercare di beneficiarne il più possibile.
Sono momenti assurdamente semplici ma non totalmente ovvi…

Fermare ogni tanto quella che è la nostra solita routine ci rende di buon umore.

Dovremmo provare ad andare in un posto diverso dove non siamo soliti andare, e questo non vuol dire dover prendere per forza un aereo per evadere dalle nostre abitudini, possiamo provare ad andare in quel parco vicino casa dove non siamo mai andati, testare un ristorante diverso o assaggiare un cibo che non abbiamo mai mangiato… o ancora, vedere quelle persone che non riusciamo mai a vedere, pensando sia il tempo che manchi, quando invece diventa solo una cattiva abitudine mentale.

Ce ne sono davvero tante di cose.

E se ci provassimo anche noi?

Combattere i dolori con un corretto stile di vita fisico e mentale

mercoledì 9 ottobre 2019
Eccomi di nuovo qui, 

Ogni giorno impariamo qualcosa e credo che divulgare consapevolezza e informazione sia fondamentale per ognuno di noi – donne e uomini, nessuno escluso.

Per i miei dolori provo sempre delle nuove "terapie". 
Mi piace sperimentare e provare cose nuove, metodi diversi, informarmi per conoscere sempre più la malattia e il mio corpo come la affronta.

1. Una delle cose più importanti in primis è: accettare la malattia.
Facile a dirsi difficile a farsi mi direte voi. Avete ragione, ma lo devo dire! 
 
Il nostro simbolo ufficiale 🙂


2. Seconda cosa non meno importante è vivere in maniera più normale possibile.

Devo dire anche questo, mi dispiace. 

E questo non accade finché non cominciamo a non pensarci più.

Non voglio dire di far finta che non esista, sto parlando di prendere in consiederazione la malattia e di agire di conseguenza, liberando dalla mente il pensiero della malattia.

Questo perché può giovare soltanto a voi e al vostro benessere.

E’ per questo che non smetterò mai di dire che uno stile di vita sano aiuta.
Ma aiuta davvero! A cominciare dall’alimentazione che, come tutte noi sappiamo aiuta a combattere i sintomi della malattia e a stare meglio.

Via libera allora alle verdure, agli omega3 della frutta secca e del pesce, alle vitamine della frutta e alle fibre del riso e della quinoa.

Diamo quindi il via alle buone insalatone, che saziano e fanno bene!



- Un esempio di insalata che mi preparo spesso a pranzo è con:

  • insalata mista
  • tonno
  • quinoa
  • carote
  • noci
  • zenzero
  • e olio extravergine
Così in un piatto unico sono contenute tutte le proprietà che non gonfiano e ci fanno nientemeno che bene!

Potete mettere sempre ingredienti diversi – stando ovviamente attente a seguire la dieta della fondazione o di un nutrizionista.

La sera cerco di mangiare sempre poco per via delle indigestioni: (tanto per farmi sentire sempre giovane)

- Esempio:

  • pesce
  • olio extravergine e/o limone
  • mix di verdure
  • gallette di riso/mais
Cosa importante: mangiate sempre lentamente – vi aiuterà ad avere meno gonfiore – e bevete almeno due litri d’acqua al giorno. Io mi aiuto molto con tè verde (che aiuta a drenare) e la tisana al finocchio (che aiuta a sgonfiare).


Adenomiosi - porsi delle domande e cercare una risposta

Mi sono posta altre domande dopo l’operazione, non sentendomi del tutto bene.

La mia risposta è stata quella di trovare uno specialista che si occupa appunto di endometriosi. Ascoltando altri pareri, – grazie alla gigantesca community su Facebook, -  Endometriosi – Community, - per mia fortuna sono riuscita poi a trovarlo.

Durante la visita ha potuto constatare tramite ecografia che non c’era alcuna infiltrazione nell’intestino: – un grosso urrà per me! 😊

La seconda notizia meno bella è stata quella di avermi diagnosticato, oltre l’endometriosi, l’adenomiosi.

Ci tengo a dire che è stato l’unico che me ne abbia parlato, nessuno l’aveva mai notato – neanche colui che mi ha operata.


 Solo perchè non riesci a vederla non vuol dire che non esista!
  
L’adenomiosi, almeno così mi ha spiegato, è la sorellastra dell’endometriosi.

E’ dovuta alla presenza di endometrio nella parete muscolare dell’utero (miometrio), ciò provoca una reazione infiammatoria cronica caratterizzata da ispessimento della parete uterina che può essere localizzato e nodulare (adenomioma) oppure interessare ampie aree della parete uterina.
Nell’adenomiosi uterina, l’utero può raddoppiare o triplicare le sue dimensioni, deformandosi, e che queste aderenze possono essere la causa dei maggiori dolori, ancora più della vera e propria endometriosi.

Ecco qua, ci mancava pure questa mi son detta.

Oltre questo, mi ha spiegato che cure non esistono se non l’asportazione dell’utero che ovviamente, mi ha sconsigliato per l’età e che è operabile per ridurre lo spessore ma non del tutto al 100%. Si può quindi migliorare la qualità della vita assumendo pillole combinate e integratori – in quanto a dolori.
 
Non nascondo che per me, come altre milioni di donne è difficile.

Per questo dico e ripeterò sempre: l’importanza di affidarsi a degli esperti è tutto; non credete al primo ginecologo che vi capita, che magari si finge pure esperto; fatevi consigliare, informatevi il più possibile e non perdete tempo inutilmente.

Se avete dei dubbi, imparate a fare loro mille domande, fidatevi del vostro intuito e non abbiate paura di sentirvi in imbarazzo o troppo “lamentose”, loro sono lì per questo. E se sono davvero esperti, oltre che persone umanamente disponibili, vi aiuteranno.

Svegliarmi e non sapere come andrà la giornata.
Se riuscirò ad alzarmi ed andare a lavorare.
Se non mi capiteranno fitte improvvise mentre sto facendo una semplice passeggiata.
Se mi ritroverò una pancia immensa dopo aver mangiato una pizza con gli amici.
Se sentirò quella nausea arrivare piano e il mal di testa che durerà tutta la giornata.

Ci sono delle giornate che dobbiamo affrontare tutto questo, e oltre.

Quello che senti è solo dolore e l’unico modo per liberarsene è addormentarsi con una borsa dell’acqua calda che ti brucia la pancia.

Non è autocommiserazione.

E’ informazione.

E' quello che dobbiamo combattere ogni giorno, facendolo con il nostro corpo e con gli altri, ricordandoci sempre che la lotta inizia sempre con un sorriso devastante!

Come combatto l'endometriosi - a giornate - e l'importanza dell'alimentazione

Come combattere l’endometriosi?

Certo è che guarire, a quanto dicono non si può, essendo una malattia cronica.

Va bene, alcuni ginecologi usano come metodo di "cura" la menopausa, oppure come mi era stato detto a me: <<Le conviene fare figli subito o rischierà di non averne mai>> – questo è l’altro metodo di cura; fare figli, a caso, senza fare progetti e a qualsiasi età. 

Per alcuni di loro probabilmente viene facile pensarlo quando non sono loro i soggetti.

Combattere l’endometriosi è molto più di questo.

Esistono delle diagnosi da fare, affidarsi mettendosi nelle mani di esperti – cosa fondamentale. Appena avete dei dubbi non esitate, andate subito in fondo e scopritene la causa. Ogni giorno, anche dopo aver subito l’intervento, i sintomi spesso non scompaiono del tutto; mi ritrovo quindi ancora oggi a dover affrontare tutto questo.

Come?

Cercando di ammettere a me stessa la convivenza con la malattia e di ascoltare cosa ha bisogno il mio corpo, giorno dopo giorno.

Le innumerevoli volte in cui stavo male era per via del cibo, (i cosiddetti cibi infiammatori) tanto che, ogni cosa che mettevo nello stomaco creava gonfiore e quindi dolore. Mi ricordo, avevo cominciato perfino a mangiare poco e niente per paura di sentirmi male, lasciando che la malattia alterasse pure la mia mente.

⚠️ Attenzione, non voglio con questo dire che il cibo faccia male ⚠️

Ognuno di noi ha bisogno di mangiare ogni tipo di alimento. Sto parlando ovviamente più di generi alimentari consigliati o meno, (da nutrizionisti) in questo caso, per le donne affette da endometriosi.



CLICCA QUI

Questa è una dieta consigliata dalla Fondazione Italiana Endometriosi.
Seguendo il link troverete tutti i tipi di alimenti studiati per ridurre i sintomi della malattia e scaricare la dieta gratuita in pdf.

Ho vissuto dall’età di quando avevo undici anni fino a qualche mese fa con farmaci di ogni tipo. L’antidolorifico era diventato per me di uso essenziale per portare avanti le mie giornate a tal punto da non averne più nessun effetto. Era come bere acqua.

Con l’alimentazione invece, associata a vitamine e integratori si usa un sistema naturalmente non tossico per il nostro corpo. E’ bene provarci per stare meglio.

Io personalmente cerco di seguire il più possibile la dieta consigliata dalla Fondazione e una, massimo due volte a settimana, mi concedo una pizza e un buon dolce al cioccolato, che tanto male non fa per il nostro umore. 😉

Esistono poi tantissime buone ricette che si possono trovare sui libri dedicati e su internet. Semplicemente mettendo gli ingredienti “giusti”.



CLIcca qui

Ultimamente Giorgia Ciocia ci ha fatto il piacere di creare insieme alla Fondazione, un nuovo canale YouTube con la sua rubrica “Mangia che ti passa”, dedicata proprio all’alimentazione.
Andate a dare uno sguardo alle sue ricette, sicuramente vi saranno utili!

Un’ultima cosa.

L’essere positivi dovrebbe sempre far parte del carattere di ognuno di noi, – prima non lo ero molto – questo, soprattutto dopo la scoperta della malattia mi ha aiutato tanto, e non solo per l’endometriosi ma per tutte le altre cose genericamente quotidiane che mi si ponevano davanti.
Non sottovalutatelo perché per prima cosa dobbiamo lottare e stare bene con la mente e poi con il corpo.




Alla fine ogni brutta cosa se sai affrontarla nel modo giusto, ti rende migliore.

Un grazie va dato anche a tutte quelle donne che ogni giorno scrivono di loro e del loro percorso, dando inconsapevolmente sostegno. Se penso positivo è anche grazie a voi che sentendo raccontare le vostre storie mi date ancora più forza; non so se avrei avuto il coraggio di affrontare tutto quello che avete affrontato voi, chirurgicamente parlando.

Mi viene solo da dire di non sentirvi meno donne se per le vostre condizioni vi hanno privato di avere un figlio, rimosso parti del vostro corpo o se non riuscite ad avere figli per via della malattia. Perché essere donne non è avere un utero, delle ovaie, e non è il poter procreare - come molti purtroppo, al giorno d'oggi pensano.

E’ l’essere quello che siamo, semplicemente affrontando tutto il resto.

Endometriosi - inizio da me

martedì 8 ottobre 2019
Dovessi raccontarvi cosa sia esattamente l’endometriosi occuperei pagine su pagine che potrei scriverci un libro. Per cui mi limiterò a sottolinearne gli aspetti, più semplicemente parlandovi della mia esperienza e diffondere l’informazione il più possibile.
 
Questo è un testo che scrissi il 7/12/18, il giorno in cui mi operarono e quando scoprii la malattia.
Tra la stanchezza, la vittoria mista alla sconfitta che ho avuto quel giorno, piansi per tutto il tempo. Era una liberazione troppo grande da tenere dentro ancora, e troppo cruda la sconfitta nel dover a tutti i costi accettare la malattia.

Fatto sta che mi trovavo in una situazione del tutto sconosciuta: prima operazione, prima battaglia.

In ospedale mi è venuta una tale voglia di scrivere, una tale compassione verso me stessa e per tutte quelle donne che ne soffrono, che ho dovuto scrivere di getto quello che mi sentivo di dire a tutte le guerriere:


“Il mio sorriso è questo, con gli occhi semichiusi e sì, la bocca un po’ storta. Riferisco questo sorriso a tutte quelle grandi Donne che, già adulte o ragazze come me, hanno avuto a che fare con insegnanti, datori di lavoro, ginecologi dove la malattia non veniva capita, mettendo così da parte anche la sofferenza, nascondendola ripetutamente. A ogni interrogazione, a ogni ora passata a lavorare (anche per turni massacranti) a ogni visita fatta con le lacrime e a ogni persona, o medico – esperto – che metteva in dubbio la malattia, deducendo che probabilmente fosse solo stress, oppure al contrario, dicendoti che figli non ne potrai avere, – senza uno straccio di prova. A tutti coloro che parlavano inutilmente, che provassero solo per un giorno ad essere me, e capire cosa vuol dire convivere con l’endometriosi. Menopause forzate, diete drastiche, zero sport, giornate intere passate a letto, terapie struggenti… e il resto posso anche risparmiarvelo. Ad oggi vi dico: informatevi, l’informazione è la prima diagnosi. Spero abbiate la fortuna di trovare medici competenti che capiscano subito la patologia di questa malattia e che ve la curino in tempo – sperando non ritorni. Ma cosa ancora più importante: fidatevi di voi stesse, ascoltate il vostro corpo, siate testarde, lottate e sorridete alla vita, sempre!”
                                                                 #lottoesorrido 🌻

Il pezzo con mia sorpresa è stato pubblicato dalla Fondazione Italiana Endometriosi. Ma la cosa che mi ha commosso ancora di più, sono i commenti, l’amicizia, e l’amore che ho ricevuto e condiviso con tutte quante voi! In questi casi davvero l’unione fa la forza e ne siamo la dimostrazione, giorno dopo giorno.