Diretta trasmissione radiofonica - quando la disinformazione genera la peggior malattia

sabato 30 novembre 2019




Scrivo solamente quando ho qualcosa da dire. E questo articolo penso che debba avere tutta l'attenzione di cui ha bisogno. Da tutti, uomini e donne.



E' stato mandato in onda un intervento di una donna in una trasmissione radiofonica su Radio Globo, dove come ospite era presente Carmen Di Pietro, una showgirl italiana che penso ne avrete sentito parlare. Se così non fosse, tanto meglio per voi.

Ora, senza stare a fare troppi commenti sul suo conto, che può piacere o non piacere, per me valeva zero prima e zero rimane ora.



Con la signora in diretta è stato toccato un argomento importante, che potrebbe riguardare persone vicine a noi o direttamente in prima persona, come nel mio caso.

In questo spezzone, la showgirl insultava e prendeva in giro la donna che, in un dibattito cercava di spiegare il perché alcune volte, era costretta ad assentarsi dal lavoro e stare a casa per via dei forti dolori che aveva a causa dell'endometriosi (che ricordo, non sono i dolori normali del comune ciclo).

La signora Carmen ha cominciato a insultare la signora con modi inopportuni, accusandola di non essere donna, dandole della matta e sminuendo brutalmente quello che è la malattia.


QUI LA DIRETTA 📻

   
Vania Mento, la nostra voce e testimonial della Fondazione Italiana Endometriosi, ha avviato altre due dirette con Radio Globo e la signora Carmen Di Pietro, - che consiglio di andare a vedere perché ancora più terrificanti - cercando educatamente di spiegare la malattia nel modo più opportuno. Quando però l'ignoranza si fa le sue ragioni, urla, (o alza le mani) perché non può fare altrimenti per spiegarlo in altro modo, ed è quello che ha fatto la signora Carmen e i conduttori radiofonici di Radio Globo che hanno spiegato la loro versione dei fatti.

Sono ancora scioccata da tutto questo. Credetemi.
Per me è di nuovo una sconfitta. Ancora una volta è stata smentita, ancora una volta è stata messa in discussione ogni tipo di malattia.



Vorrei far capire che anche questa è una forma di violenza, che molte volte ferisce più di uno schiaffo preso in piena faccia. Ferisce 3 milioni di donne in Italia, ferisce 150 milioni di donne nel mondo, e non solo, ferisce le altre milioni di persone affette da patologie invalidanti.



Ma devo credere in qualche modo che tutto accada per un motivo, e se vogliamo trovare del buono in questo, almeno possiamo dire che nel migliore delle ipotesi ci stia facendo “pubblicità”. Quindi grazie.


Intanto le dirette radiofoniche vengono continuamente condivise attivando siti web importanti, giornali e il Senato della Repubblica.



Quindi vi chiedo un favore: CONDIVIDETE IL PIU' POSSIBILE! Perchè dove non c'è informazione, c'è ignoranza.



Perché l'endometriosi è una patologia cronica a cui non esiste cura. La speranza però, rimane sempre l'ultima a morire. La Fondazione e 150 milioni di donne combattono ogni giorno per questo, anche se è una sfida in salita, grande e alta come un muro.



Ma quello che vi posso assicurare invece, è che all'ignoranza non esiste nessuna cura.

 

I benefici del pilates - una disciplina per tutto il corpo

sabato 23 novembre 2019
Buongiorno!

Con questo tempo maledetto, tra alluvioni e catastrofi abbiamo bisogno un po' di relax. E nel caso, se qualcuno avesse da regalarmi una vacanza in un posto caldo, mi offro volentieri! 😆
Comunque bando alle ciance, come promesso vi posto - con un po' di ritardo – lo sport che secondo me aiuta molto riguardo l'endometriosi, (ma anche per i dolori alla schiena, dolori muscolari, lombari e così via).

Fare sport ad alta intensità, spesso, a quanto dicono riduce del 76% il rischio di sviluppare un endometrioma. E che l’attività fisica a intensità minore non ha lo stesso beneficio.
L'endometriosi, come alcune di voi già sapranno, ha sintomi come il dolore pelvico e la stanchezza cronica che spesso consente di praticare solo attività leggere. Così gli sport per endometriosi diventano yoga, pilates e camminata veloce.

Quello di cui voglio parlarvi è il pilates, che porta benefici a 360 gradi; migliora la postura, tonifica i muscoli, stabilizza e allinea il pavimento pelvico rafforzando le pelvi, allevia i dolori cervicali, migliora la circolazione, elasticizza, allunga, rinforza le articolazioni e libera dallo stress. Un vero e proprio toccasana!




Dopo solo tre mesi che lo praticavo in palestra - per 2/3 volte a settimana circa - ho avuto un grandissimo benessere, sia a livello fisico (anche in quanto a dolori) che mentale.
La cosa bella è che non necessita per forza di un costoso abbonamento annuale, ma si può fare comodamente a casa, magari accompagnando il tutto con della musica rilassante.

Vi lascio il tasto link associato al video You-Tube di Jessica Valant, una bravissima insegnante di Pilates.

Clicca qui 😉

Il video è in inglese e se non lo capite poco importa, perché quello che dovrete fare è ricreare questi esercizi. Tutto quello di cui avrete bisogno è un tappetino, abiti comodi e costanza.

Ogni esercizio deve essere ripetuto tra le 5 e le 10 volte in modo lento e preciso. Per cui se avete fretta piuttosto non fatelo.
 
L’inspirazione e l’espirazione sono molto importanti.

Ecco come Joseph descrive la disciplina inventata da lui: “Pochi movimenti ben programmati ed eseguiti con precisione in una sequenza bilanciata hanno lo stesso valore di ore e ore di contorsioni forzate e fatte in modo approssimativo”.


*Alcune cose da tenere a mente*
  • Il metodo si basa su questi elementi:

    - La respirazione: crea il legame tra il corpo e lo spirito. 

    - La concentrazione: è il principio “mind and body”, per cui i muscoli reagiscono meglio se la mente è concentrata.

    - Il centro: il centro del corpo (l'ombelico) ha un’importanza fondamentale. Saperlo controllare permette l’esecuzione dei movimenti in tutta sicurezza. 

    - Il controllo: l’obiettivo principale del pilates è di riuscire a controllare il movimento in modo tale da sviluppare la coordinazione. 

    - La precisione: durante l’esercizio, bisogna concentrarsi sui dettagli del movimento.

    - La fluidità: in ogni movimento, non si deve percepire l’inizio e la fine ma va eseguito con continuità.
Vi sono inoltre, alcuni attrezzi che potrete usare in questa disciplina, come l'elastico, la palla e il cerchio, utili per aiutarvi nella coordinazione e nella stabilità degli esercizi. Trovando il vostro benessere in 45/50 minuti. 😊

Lo pratico da un po' di tempo e ho amato questa disciplina fin dalla prima lezione, perché richiede lo stesso sforzo, la resistenza, della danza classica - da me molto amata.
Una disciplina che ormai non abbandono più.

RECENSIONE: LA CACCIATRICE DI STORIE PERDUTE DI SEJAL BADANI

venerdì 15 novembre 2019




Jaya, un'affermata giornalista, dopo tre aborti ha perso le speranze e con sé, anche il suo matrimonio con Patrick comincia a sfaldarsi. Così, nel tentativo di ritrovare sé stessa, decide di lasciare New York per qualche tempo e riavvicinarsi a quelle che sono le sue origini indiane. Jaya tra profumi e colori riscopre il fascino della sua terra, e con essa anche il desiderio di scoprire la cultura e la storia della sua famiglia.

Leggendo il romanzo, scopriremo dei segreti taciuti e tenuti nascosti, come quello di Amisha, la nonna di Jaya, dove un amore clandestino ha il potere di cambiare per sempre la sua vita.

Quando Jaya incontra l'anziano Ravi, - il servo della famiglia di sua nonna, - scopre tramite il suo racconto vicissitudini rivelatesi struggenti; Jaya era venuta in India per fuggire dagli sviluppi imprevisti della sua vita e trovare un modo per affrontare le sue perdite. Adesso però scopre di essere incapace di comprendere le perdite a cui sua nonna Amisha e sua madre Lena hanno dovuto far fronte, capendo che a prescindere dalla distanza spaziale e temporale che la separa da sua nonna, senza quel villaggio e la sua storia travagliata, non sarebbe mai potuta esistere.

...mia nonna non ha mai creduto che l'amore fosse un suo diritto o che sarebbe stata apprezzata come scrittrice. Al contrario, io avevo raggiunto brillanti risultati su entrambi i fronti senza mai dover fare sacrifici per nessuno dei due. Quando fu costretta a prendere una decisione, lei si rifiutò di allontanarsi dai figli che avevano tanto bisogno di lei. Ma, se da un lato fece il sacrificio di rimanere in India, dall'altro assicurò a mia madre la promessa dell'America. Rimpiango di non aver mai conosciuto mia nonna...”

La scoperta del coraggio e lo spirito di resilienza hanno caratterizzato le donne della sua famiglia, e Jaya solo più tardi, si accorgerà di avere dentro di sé la stessa forza.
Tra queste protagoniste vi è un legame tratto da una storia del passato che aiuterà Jaya a comprendere i legami e l'amore, dove tenersi stretti anche nei momenti più difficili diventa vitale. E lo capirà soprattutto alla fine.

L'autrice Sejal Badani racconta una storia, un lungo viaggio dall'America dei giorni nostri, dove incontriamo una delle protagoniste, Jaya. Fino a muoverci verso un ritorno delle sue origini, nell'India della dominazione britannica.

...le sue lotte e la sua determinazione mi hanno insegnato che ogni giorno è prezioso e che l'amore deve essere protetto come un tesoro inestimabile che solo i fortunati riescono a trovare e custodire...”

E' un romanzo commovente che mi ha emozionata dalla prima all'ultima riga.
Vi ritroverete catapultati in un'altra dimensione, avvolti in un abbraccio di sensazioni e a riflettere sui rapporti umani. Parla di forza, speranza, spirito di sopravvivenza, resilienza, amore e soprattutto di amicizia. 

Una bellissima storia di famiglia, ricca di personaggi e continui tuffi tra passato e presente per assaporare al meglio questo viaggio carico di emozioni e colpi di scena.
Il lettore conoscerà meglio la storia di Jaya e della sua famiglia, e scoprirà insieme a lei che l’amore spesso si nutre di menzogne, ma alcune sono solo degli scudi per proteggere le persone che ami veramente.
Non vi farà annoiare neanche per un minuto, intrattenendovi in questa storia così vivida e stimolante da sembrare reale.

Sei bella anche con un numero in più

mercoledì 6 novembre 2019





Alcuni giorni fa, in negozio mi si avvicina una ragazza nei camerini e mi dice: “Posso chiederti un consiglio? Come mi sta questo vestito?”

Io la guardo, osservandola con discrezione e dico: “Bene! Te come te lo senti?” 

Lei comincia toccandosi la pancia, i fianchi, le cosce mentre dice: “Mi sembra un po' stretto, sono grassa, devo mettermi a dieta, devo dimagrire. Però mi piace tanto questo vestito. Ma non so se comprarlo.”



Le mostro altri capi, tanto per farsi un'idea 
diversa, ma lei si mostra – quasi decisa – a comprare quell'abito. Mostra molti tentennamenti, lo fa in modo alternato, fragile e dolce, come se fosse spinta da un desiderio costante ma che non può fare a meno di mangiarsi le unghie e di sentire che qualcosa di sbagliato in lei c'è per davvero.


Questa ragazza ha i fianchi sporgenti, una linea “non esatta” alla conformità di un prototipo di forme “perfette” che ci vogliono mostrare ogni giorno.
Metto tutto tra virgolette perché quello che ho cercato di far capire alla ragazza quel pomeriggio, non è stato quello di farla sentire sbagliata, non giusta. Ho cercato di farla ragionare, farle capire che non è una taglia che fa la persona; che tu sia grassa, magra, brutta, bella, le persone ci metteranno sempre l'avverbio “troppo” davanti. 


Perché sarai sempre troppo per qualcuno.


Questa ragazza ha detto che tutti la guardano, che il ragazzo con cui si sente, alla sua domanda: “Questo vestito mi ingrossa?” Lui le risponde di sì.


Accarezzandole il braccio le dico che anche se non la conosco, prima di tutto farebbe meglio a cambiare ragazzo piuttosto che la sua taglia, che la gente guarda, guarda sempre. Per le strade cammini e ti guarda, ti cade un oggetto e ti guarda, indossi un bel vestito e ti guarda, indossi un brutto vestito e ti guarda, ti trucchi troppo e ti guarda, ti trucchi troppo poco e ti guarda. E potrei andare avanti all'infinito, - tralasciando i brutti commenti che magari potrebbero fare.


La cosa che mi chiedo, è che questa ragazza guarda la taglia, guarda se gli altri la guardano, ascolta i commenti del suo ragazzo (cosa che spero che da quel giorno sia diventato un ex) quando questa ragazza non si accorge nemmeno di guardarsi allo specchio e notare che ha un viso bellissimo, un sorriso dolce e... l'altezza! 😊 (detto da una alta 164 cm). 

Mi ha fatto una gran tenerezza, da voler quasi abbracciarla. Fragile e piena di insicurezze mi ha ricordato tanto me, quando per una taglia in più mi facevo sempre dei grandi problemi, cruciali.

Il consiglio che le ho dato è stato quello di infischiarsene di tutto, di tutti, e di comprarlo perché era bello e perché piaceva a lei.

Ci ha pensato un po', gliel'ho messo da parte, dopodiché è tornata in negozio e l'ha comprato.






Non classificatevi come un numero che vedete sulla bilancia o sul cartellino appeso al vestito. Non ascoltate le cattive parole da chiunque, perché non vi vuole bene. Non fateci caso agli sguardi classificatori della gente, perché non vi conosce. Abbracciatevi. Perché quello che siete lo sapete già voi. Basterebbe guardare con un po' più di attenzione allo specchio.
 

Vi lascio con una bellissima poesia di Erin Hanson.

"Tu non sei i tuoi anni,
nè la taglia che indossi,
non sei il tuo peso
o il colore dei tuoi capelli. 
Non sei il tuo nome,
o le fossette sulle tue guance,
sei tutti i libri che hai letto, 
e tutte le parole che dici
sei la tua voce assonnata al mattino
e i sorrisi che provi a nascondere,
sei la dolcezza della tua risata
e ogni lacrima versata,
sei le canzoni urlate così forte,
quando sapevi di esser tutta sola,
sei anche i posti in cui sei stata
e il solo che davvero chiami casa,
sei tutto ciò in cui credi,
e le persone a cui vuoi bene,
sei le fotografie nella tua camera
e il futuro che dipingi.
Sei fatta di così tanta bellezza
ma forse tutto ciò ti sfugge
da quando hai deciso di esser
tutto quello che non sei."